Dicevamo, poesie che mi hanno “regalato” molto tempo fa (Natale 2020) e che non avevo ancora pubblicato perché mi sono mancati, nell’ordine: la vocazione e il tempo.
Mi sembra che parlino tutte di come esistere al di fuori dell’intenzionalità dei nostri obiettivi, ovvero una delle cose più difficili che mi capiti di fare. In particolare, Io guardo spesso il cielo potrebbe essere un buon esercizio. Peccato che ci siano giorni (settimane?) in cui tra l’alba e il tramonto si alternino a mia insaputa.
Walt Whitman, Fra i rumori della folla
Fra i rumori della folla ce ne stiamo noi due,
Trovata su Liberiamo
felici di essere insieme,
parlando piano,
forse nemmeno una parola
Chandra Livia Candiani, Estrai la freccia
Estrai la freccia
Trovata su The Poeti
non rimproverare nessuno
ma stenditi
come fa la bestia ferita
con il cielo
e non pregare nemmeno
solo conta
conta i respiri
come fossero monete
per passare oltre te,
l’orizzonte opaco
del nome.
Non anticipare
niente, non essere
a proposito, abituati
all’improvvisazione musicale,
a farti invisibile
nota tra le note,
vuoto capace
di urlo, di riconoscimento:
ecco, a casa
si sta così.
Anne Sexton, Una sola volta
Una sola volta compresi lo scopo della vita.
Trovata su Interno Poesia
Accadde a Boston, inaspettatamente.
Camminavo lungo il Charles
e vidi le luci duplicarsi, tutte
con il cuore al neon e vibrante,
spalancando la bocca come cantanti d’opera;
e contai le stelle, le mie piccole veterane,
cicatrici fiorite, e capii che stavo portando
il mio amore sulla sponda verde notturna, e in lacrime
aprii il cuore alle auto dirette a est e a ovest
e feci passare un ponticello alla mia verità
e la condussi a casa in fretta col suo fascino
e fino all’alba accumulai queste costanti
per scoprire poi che se n’erano andate.
Mariangela Gualtieri, Io guardo spesso il cielo
Io guardo spesso il cielo. Lo guardo di mattino nelle
Trovata su Gironi.it
ore di luce e tutto il cielo s’attacca agli occhi e viene a
bere, e io a lui mi attacco, come un vegetale
che si mangia la luce.