In questo romanzo le forme della vita cambiano in continuazione trasformandosi in qualcosa di innaturale. Responsabile di ciò è qualcosa con cui la protagonista viene a contatto nel capitolo finale di Annientamento: Dissoluzione.
Queste pagine sono forse le migliori del libro perché Jeff VanderMeer riesce a rendere la completa dissoluzione dei sensi attraverso numerose sinestesie e ossimori. Per esempio, il suono è un crescendo di giaccio oppure il sapore di brina bruciata.
Ecco un estratto del capitolo “Dissoluzione”, che ha al centro l’incontro della protagonista con l’entità che opera queste trasformazioni.
La percezione dell’entità di Annientamento da parte della biologa
Ho detto di aver visto una luce dorata? Quando svoltai l’angolo non era piú dorata ma verde-azzurra, una luce verde-azzurra come non ne avevo mai viste prima. Si sprigionava a ondate, accecante e copiosa, densa, stratificata e avvolgente. Superava a tal punto la mia capacità di cogliere le forme al suo interno che mi costrinsi a fare a meno della vista, a concentrarmi sulle informazioni dettate dagli altri sensi.
Il suono che mi arrivava in quel momento somigliava a un crescendo di ghiaccio o di cristalli di ghiaccio che andavano in frantumi dando vita a un rumore ultraterreno che prima avevo scambiato per un ronzio, e che cominciò a prendere un ritmo e una melodia intensi che mi riempivano il cervello. Vagamente, da un punto lontanissimo, mi accorsi che il suono veniva trasfuso anche alle parole sulla parete, ma prima non ero stata in grado di udirlo. La vibrazione aveva una consistenza e un peso, e si accompagnava a un odore di bruciato, come di foglie tardo-autunnali o di un motore enorme e distante sul punto di surriscaldarsi. Sulla lingua avevo come un sapore di brina infuocata.
Non ci sono parole in grado di… né foto per poter…
Jeff VanderMeer, Annientamento (Dissoluzione)
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