Alcuni incipit mi hanno scaraventato immediatamente dentro il libro senza farmi uscire fino all’ultima pagina, altri mi hanno illuso, altri ancora hanno trasformato la mia idea di letteratura. Ma c’è qualcosa che accomuna tutti questi incipit: sono belli. Lascio qui gli inizi di tre romanzi, rispettivamente di Xavier Marìas, Valeria Luiselli e Gabriel Garcia Marquez.
Sul treno: Aureliano Buendìa
Stavo viaggiando in treno da solo, un viaggio di qualche ora dalla Toscana a Torino. Avevo da diversi giorni nello zaino Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, senza però essere riuscito a iniziarlo. Quando ho letto il primo paragrafo mi sono dovuto fermare e rileggerlo, talmente era bello. Ho divorato l’intero romanzo in una manciata di ore
L’incipit di Cent’anni di solitudine
Lezione di letteratura: pistole e bocconi di carne
Ero a una conferenza dal nome poco pretenzioso: Che cos’è la letteratura? Il relatore, un uomo calvo con la voce flautata, rispondeva alla domanda attraverso dieci esempi di opere. Io un po’ dormivo, non (solo) per colpa sua. Ad un tratto però mi sono svegliato, proprio mentre leggeva le prime due frasi di Un cuore così bianco di Javier Marìas. Anche se non mi ha fatto impazzire, questo romanzo ha dei momenti eccellenti, come l’episodio legato all’Artemisia di Rembrandt e soprattutto l’incipit, che vi lascio qui sotto
L’incipit di Un cuore così bianco
Il banchetto della casa editrice: cielo = palato
È un classico: vai a una conferenza in un posto piccolo, fuori dalla sala c’è il banchetto della casa editrice, leggi la prima pagina e se ti piace compri il romanzo. È successo più o meno così con Archivio dei bambini perduti di Valeria Luiselli. Camera fissa sull’auto di una famiglia di quasi americani che comincia il suo ultimo viaggio. Il resto del libro sarà storia della letteratura.